Dicono di noi

Ecco cosa dicono di noi i mezzi di informazione. Un estratto degli articoli pubblicati, soprattutto dai media online, sulla nostra iniziativa.
Ringraziamo tutti coloro che si sono interessati e si interessano al progetto “MADEin CastelVolturno - Vestiamo la libertà”.


1 dicembre 2012 pubblicato su dicono di noi - repubblica.it

Nasce “La casa di Alice” moda etnica a Castel Volturno

dicono di noi - Pat

Castel Volturno non è solo terra di stragi. Lontano dai riflettori dell’orrore si scopre ‘La casa di Alice’, sartoria sociale nata in una villa confiscata alla camorrista Assunta Maresca. All’ingresso una statua con la scritta ‘Karibu’, dà il benvenuto in lingua swahili. Qui Atta Bose, ghanese, e Kawi Patt, nigeriana, lavorano a pieno ritmo per ‘Vestiamo la libertà’: atelier di moda etnica che sforna pareo, cappelli e borse dai variopinti colori africani. Creando un’occasione di riscatto per gli immigrati presenti nel difficile hinterland partenopeo. Dalle strade della prostituzione alle passerelle della legalità: “Small, small”, inteso come “poco alla volta”, ama ripetere Bose che nel giugno 2011 ha visto morire la figlia Mary, di 7 anni, per mano di un connazionale. “A Pescopagano e Castel Volturno convivono circa 6 mila stranieri di 70 etnie diverse”, spiega la coordinatrice del progetto Anna Cecere. “L’integrazione è spesso difficile: a mancare sono i servizi. Con ‘Made in Castel Volturnò vogliamo rappresentare il nostro territorio e dimostrare che i migranti, con la loro cultura e il loro cibo, sono una risorsa. Non un pericolo”. (testo rosita rijtano - foto gaetano massa e rosita rijtano)


12 novembre 2012 pubblicato su dicono di noi - logo corrieredelmezzogiorno.it

La casa di Alice: moda sociale made in Castel Volturno

Il progetto realizzato grazie all’impegno dell’associazione Masslo e la cooperativa sociale “altri orizzonti”

dicono di noi corriere sfilataCASERTA - Vestiti, borse, cappelli, ma anche gadget e tovaglie: tutto rigorosamente made in Castel Volturno. Il marchio è nato nella sartoria sociale la “casa di Alice”, realizzata grazie all’impegno dell’associazione Jerry Essan Masslo e la cooperativa sociale “altri orizzonti”, in un villino confiscato a Pupetta Maresca. Ampi viali in mezzo al “nulla”, tra palazzi disabitati e villette di vacanze in località Baia Verde, ma in una di queste abitazioni l’Occidente si fonde con l’Oriente e le stoffe pregiate e coloratissime dell’Africa danno vita a dei modelli unici.

L’IDEA - «A Castel Volturno - ha spiegato Anna Cecere, presidente della cooperativa “Altri orizzonti” e volontaria della Jerry Essan Masslo - l’affluenza di stranieri è vissuta come un problema, la città è conosciuta a causa di eventi di cronaca nera come un luogo di droga e prostituzione. Noi – ha aggiunto – vogliamo, invece, dimostrare che l’Africa e i suoi ragazzi sono una risorsa e possono dare vita ad un brand unico».

LA VOGLIA DI RISCATTO - Un desiderio di riscatto per il territorio, dunque, ma anche la volontà di aiutare tante donne con vite difficili alle spalle ad avere un ruolo diverso nella società. Due di queste donne lavorano per “La casa di Alice” sono: Bose Atta, ghanese e Patt Kawi, nigeriana, a cui Anna Cecere, ex sarta si è prestata ad insegnare il mestiere. Nella sartoria sociale si lavora tutti i giorni e il marchio made in Castel Volturno è pronto alle ultime due sfilate dell’anno, il 10 novembre a Curti e il 16 a Napoli, al festival del cinema dei diritti umani.

Emiliana Avellino
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22 agosto 2012 pubblicato su dicono di noi - liberaradio

Made In Castel Volturno, la griffe che sfida i clan

La storia di MadeInCastelVolturno e dell’Associazione intitolata a Jerry Masslo, il lavoratore sudafricano ucciso a Villa Literno nel 1989 da una banda di criminali e che suscitò grande emozione nell’opinione pubblica italiana, inizia 18 settembre del 2008 a Castel Volturno. Quel giorno, un commando di camorristi armato di mitragliatrici infierì su un gruppo di immigrati ghanesi, sterminandone otto. Il tutto davanti alla sartoria Ob ob Exotic. La Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, per quella strage a cui sono state riconosciute anche le aggravanti della finalità terroristica e dell’odio razziale, ha condannato all’ergastolo il bossGiuseppe Setola e i suoi commilitoni Davide Granato, Alessandro Cirillo e Giovanni Letizia, e a 30 anni Antonio Alluce.

Questa è la vicenda che viene soprattutto in mente quando si pronuncia la parola Castel Volturno, come del resto la storia di una città commissariata per mafia e tenuta sotto scacco per anni dai cartelli camorristici.

Però, uno dei viali della città, nella frazione di Baia Verde, qualcosa da quegli anni è veramente cambiato, si è realizzato un piccolo sogno che solo qualche anno fa sarebbe stato inimmaginabile. Italiani ed africani insieme hanno dato vita a un’impresa sociale, una sartoria che ha creato una vera e propria griffe: “Made in Castel Volturno”. Il posto dove tutto questo prende quotidianamente forma, un bene confiscato a Pupetta Maresca, è stato battezzato “La casa di Alice”. Grazie ai volontari della cooperativa sociale “Altri Orizzonti“, questo marchio che sfida i clan è diventato il simbolo di una economia sana possibile e delriscatto di una città che non vuole più l’appellativo di “terra di camorra”.

Anna Cecere, presidente della Cooperativa Altri Orizzonti racconta la nascita della sartoria, le sue protagoniste, gli abiti di una linea di moda che sfila in tutta Italia e dimostra come la convivenza tra diverse culture non solo è possibile ma è anche capace di generare sviluppo, economia e futuro.

Ascolta l’intervista QUI


16 agosto 2012 pubblicato su http://www.fanpage.it


16 agosto 2012 pubblicato su dicono di noi - ilfattoquotidiano.it

“Made in Castel Volturno”, il marchio etico che coniuga legalità e moda

La Casa di Alice si trova nell’abitazione confiscata alla camorrista Pupetta Maresca. Lì, ora, lavorano Anna Cerere, Maria Cirillo e due sarte africane, Kawi Patt e Atta Bose. Da poco si è svolta la prima sfilata di abiti che mettono insieme stile italiano e colori del Continente nero. “Mostriamo come i migranti siano una risorsa per superare la diffidenza e il razzismo”

L’appuntamento è Castel Volturno, vicino al monumento in memoria di Miriam Makeba a pochi metri da dove è stato ammazzato l’imprenditore Domenico Noviello. Lì c’è la Casa di Alice. Un bene confiscato alla camorrista Assunta Maresca detta “Pupetta” e destinato al Comune il 15 maggio del 1997 per realizzarvi una sartoria, costola dell’associazione Jerry Masslo. Ad aspettare c’è Anna Cerere, un ex sarta, che dirige il laboratorio con l’aiuto dell’amica Maria Cirillo e di due sarte africane, Kawi Patt e Atta Bose. Grazie alla sartoria queste donne con alle spalle storie difficili, oggi, hanno una vita normale. Leggi tutto…

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7 luglio 2012 pubblicato su dicono di noi - repubblica.it

‘Made in Castel Volturno’ abiti e accessori delle immigrate
Vestiti, borse e accessori realizzati da donne immigrate e italiane con il marchio “MadeinCastelvolturno”. Il progetto, nato da un’ idea dell’ associazione “Jerry E.Masslo” presieduta da Renato Natale, è realizzato dalla cooperativa “Altri orizzonti” con sede a Baia Verde, in un bene confiscato a Pupetta Maresca. La collezione dei vestiti primavera-estate 2012 verrà presentata alle 21, nel corso di una sfilata. Gli indossatori di abiti etnici molto variopinti, saranno tutti modelli locali. Il progetto si chiama “Vestiamo la libertà”, è stato il più votato dai dipendenti di UniCredit Leasing, ed è finanziato con 20 mila euro. Le donne immigrate della cooperativa, alcune delle quali hanno alle spalle esperienze di violenza ed emarginazione, hanno frequentato un corso di italiano, ma si sono anche formate nell’ uso dei macchinari per produrre abiti e borse.

(raffaele sardo)


7 luglio 2012 pubblicato su http://www.linkiesta.it